Abbiamo da poco detto addio al 2016. Per molti aspetti un anno non semplice, soprattutto a livello di politica internazionale. Grandi eventi hanno scosso i dodici mesi appena trascorsi: dagli attentati di Berlino, Francia e Turchia all’uscita dell’Inghilterra dall’Europa, dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca fino alla morte di Fidel Castro a Cuba. In questo contesto anche il mercato immobiliare ha subito le influenze e le ripercussioni di uno scenario mondiale in perenne stato di allerta.

Alcune realtà si sono consolidate, altre al contrario hanno vissuto momenti di incertezza, e altre ancora hanno visto crescere l’interesse da parte degli investitori stranieri. È il caso ad esempio dell’Italia dove sono sempre di più i potenziali acquirenti internazionali che vogliono comprare una seconda casa rivolgendosi ad agenti immobiliari e a professionisti del settore.

Nonostante gli scenari politici e la profonda incertezza economica, in generale il 2016 ha visto aumentare gli investimenti immobiliari globali segno che fare affari nel vecchio e caro mattone è ancora una delle forme di business preferite da molti. A delineare un quadro del comparto è il report di Cushman & WakefieldWinning in Growth Cities” in cui si sottolinea come gli investimenti immobiliari globali siano cresciuti nell’ultimo anno fino a 1.350 miliardi di dollari. Tra le più grandi società private del settore, l’azienda statunitense è oggi presente con 253 uffici in 60 Paesi e gestisce più di 400 milioni di metri quadri di immobili. Ha insomma ben chiara la situazione nel mondo.

Ogni anno nel suo studio presenta i risultati di un’indagine condotta sugli investimenti in immobili commerciali a livello internazionale stilando una classifica delle città in base alla loro capacità di attrarre capitali. Nei 12 mesi precedenti giugno 2016 – si legge nel report – sono state le città di più grandi dimensioni a incrementare la propria quota di mercato: le prime 25 hanno catalizzato il 53,3% della spesa globale, in crescita rispetto al 52,7% dell’anno precedente.

A guidare la classifica è ancora una volta New York. Gli Stati Uniti si aggiudicano anche il primato della crescita rafforzando la posizione ai vertici con 15 città tra le migliori 25. A contraddistinguere gli Usa non sono solo le grandi proprietà. In questa parte del mondo, infatti, spiccano anche i miniappartamenti, come le case di 19 mq pensate soprattutto per i più giovani, gli studenti, i single e tutti quei professionisti che vogliono abitare in centro, senza dover spendere un patrimonio. Basti pensare che negli Stati Uniti il 28% dei nuclei familiari è costituito da una sola persona per la quale acquistare e affittare un piccolo appartamento risulta un investimento meno dispendioso in termini di soldi e di mantenimento, ma anche più funzionale alle loro esigenze. Tanti i vantaggi dei miniappartamenti: si trovano al centro città e quindi ogni cosa come uffici, locali e teatri è facilmente raggiungibile. E in una metropoli come New York o Boston questo particolare conta più di una casa grande. In generale, dicono gli analisti, il mercato immobiliare statunitense va dritto per la sua strada. Lo scorso settembre i prezzi delle case nelle 20 principali città statunitensi hanno registrato un aumento in media del 5,5% su base annua.

Per quanto riguarda gli investimenti globali in cima alla classifica troviamo un’altra città americana, questa volta del Nord America. Si tratta di Toronto, in Canada, che si distingue per la sua capacità di attrarre gli investitori così come fanno le città dell’Europa e dell’area Asia-Pacifico.

Il rapporto evidenzia anche come le destinazioni degli investimenti stranieri siano cambiate. Le operazioni fuori dai confini sono cresciute più rapidamente in America e in Asia rispetto a quanto registrato in Europa e anche la classifica delle città si è modificata. Il sorpasso più evidente è quello di New York ai danni di Londra, che ha perso il primo posto mondiale con un calo nel volume dei capitali dall’estero da 39 a 25 miliardi di dollari. Nonostante la perdita del suo primato e a dispetto della Brexit che sembra non aver scalfito il settore immobiliare, la capitale inglese continua a mantenere il suo appeal con i prezzi delle case del 5,6% su base annua rispetto al 5,2% dell’anno precedente. Nei mesi estivi il prezzo medio di una casa è aumentato dello 0,6%. Per il 2017 si prevedono aumenti più contenuti dei prezzi e meno transazioni, almeno queste sono le previsioni per il nuovo anno degli esperti. Secondo una ricerca della London School of Economics e del gruppo Santander, il caro mattone londinese è destinato a crescere anche nei prossimi anni ed entro il 2030 triplicherà il numero di abitazioni del valore di un milione di sterline, che oggi si attestano intorno alle 300mila unità.

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